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giovedì 20 febbraio 2014

Beppe Grillo non è Gus Hansen

Ieri si sono svolte le consultazioni per il prossimo governo Renzi.
A grande sorpresa ha partecipato Grillo, che, invitato dalla 'Rete' a confrontarsi con Renzi, si è seduto al tavolo.

Prima di proseguire vorrei fare una precisazione: dei due non me ne piace nemmeno uno, non ho preconcetti, e onestamente non avevo aspettative verso nessuno dei due. Per cui quello che mi limiterò a dare è un semplice e personale giudizio su quanto ho visto e sentito.

Grillo ieri aveva l'opportunità di smascherare Renzi, poteva mostrare a tutti la pochezza di un uomo e del suo programma. Poteva mettere in luce che il programma di Renzi è vuoto di contenuti. Un bluff.

Nel poker, Texas hold 'em, c'è solo un modo per smascherare un bluff, arrivare il river e vedere le carte.
Se facciamo un parallelismo tra questo sport, e la politica italiana, potremmo dire che 'La vecchia politica' è come quei giocatori storici, che senza avere un punto sicuro in mano, difficilmente andavano anche solo al flop. In gergo si dice cha hanno un gioco chiuso. Un esempio di questo tipo di giocatori sono Jesus Ferguson e Phil Helmmuth Jr.
Costoro hanno dominato la scena mondiale del poker per anni. E come i politici italiani, difficilmente riuscivi a toglierli dalla loro sedia al tavolo finale.

Poi a inizio anni 2000 è arrivato un personaggio, faccia da sicario, ma anche da bravo ragazzo. Proveniva dal mondo del backgammon. Di origine danese. Il suo nome è Gus Hansen. Questo giocatore ha rivoluzionato il modo di concepire il poker. Se infatti da un lato ha estremizzato l'uso della matematica, ma senza fare niente di nuovo, ha anche però introdotto un nuovo modo di giocare. Ossia ha reso plausibile un modo di giocare aggressivo, dove il bluff viene fatto così regolarmente che non sai mai se stia bluffando o abbia punti in mano. La sua specialità sono gli heads up, ossia il momento in cui al tavolo restano solo due giocatori. Infatti la sua forza sta nel capire perfettamente la psiche del suo avversario e intuire quando questo stia bluffando, abbia un buon punto o addirittura una mano imbattibile. E in ognuno di questi casi riesce spesso e volentieri a domare il proprio avversario e spesso lo porta letteralmente a scoppiare.

Ieri Grillo poteva essere il Gus Hansen della politica italiana, poteva essere il vero punto di rottura; ha creato un movimento quasi dal nulla sfruttando nuovi mezzi e nuove idee. Ha coinvolto le persone in maniera più diretta rispetto ai politicanti storici. Poteva sedersi al tavolo finale, giocare le sue carte, e convinto della bontà dei suoi punti poteva vincere il suo braccialetto, e magari, ciliegina sulla torta, far scoppiare il futuro capo del governo.

E invece... Ha fatto tutto per bene, ha iniziato il torneo dalle qualificazioni, ha sbaragliato chi lo dava per morto il giorno dopo che è sceso in politica. Adesso ha già più importanza di tanti personaggi che provengono dalla prima repubblica. In pratica, è arrivato al tavolo finale da chip leader. Infatti non avendo nulla da perdere e tutto da guadagnare era in una posizione di estremo vantaggio rispetto al fantoccio del Pd.

Poi quando è stato il momento di giocare per il montepremi se l'è fatta sotto. Come quei giocatori che una volta arrivati all'ultimo tavolo con tante chips, entrano nel panico e per paura di perdere fanno l'unica cosa plausibile: perdono.

La politica come il poker ha delle regole, e in un tavolo di consultazione sono abbastanza facili: il capo del governo incaricato fa una proposta, e la controparte è libera di accettarla, rifiutarla o ridiscuterla. Facile.

E invece ieri non è andata così. Ieri Grillo si è seduto al tavolo, e ancora prima che Renzi parlasse, ha fatto un monologo, nemmeno fosse un suo spettacolo, impedendo completamente al sindaco di Firenze di parlare. E' come se andando allo heads up uno dei due giocatori iniziasse a sbraitare, ancora prima di giocare, perché il banco è truccato. Logicamente al casinò ti accompagnano alla porta e se ti va bene non te le danno.

I concetti espressi da Grillo, a mio avviso, avrebbero avuto un'efficacia maggiore, se li avesse esternati solo dopo che Renzi avesse parlato. Non dico che dovesse cambiare né il contenuto né i modi. Doveva solo rispettare i tempi. E per un comico le tempistiche sono tutto.

Alla fine chi ha fatto la figura del sicario, Gus Hansen, è stato Renzi, che con battute salaci e tipiche del suo carattere toscano, ha messo in ridicolo il capo del movimento 5 stelle, evidenziando il suo carattere totalitario e poco propenso al contraddittorio. Ma soprattutto ha messo in luce il fatto che forse lo stesso Grillo possa essere un grosso bluff. In pratica Grillo ha fatto la fine di ogni avversario di Gus: ha sbroccato.

A questo punto per scoprire se Renzi è un bluff, come io ritengo da tempo, non ci resterà che aspettare che qualcuno si sieda davanti a lui e lo porti al river. Sperando che non sia un bloody river, con il nostro sangue.

Buona Corsa!

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