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giovedì 21 settembre 2017

Arbatax Park

Dopo mesi di inattività, o meglio, di lontananza dalle gare, decido di vedere come ci si sente a rimettere un pettorale.
L'occasione capita quando Tore Orrù mi invia a metà estate l'invito per la corsa dell'Arbatax Park resort. 

È alla terza edizione, e so da amici che l'hanno già corsa in passato, che è sì breve, ma è durissima, soprattutto nel finale, così come mostra l'altimetria.

Altimetria
In origine avrei voluto correrla a circa 4'15" fino alla salita finale, ma poi la dura realtà mi farà capire che il percorso non è adatto a me. Non sono abituato a discese così pendenti e soprattutto la notte prima ha diluviato e le stradine del resort sono scivolose, per cui molta calma e non esagerare.

Domenica mattina arrivo al resort quasi alla chiusura dell'orario per il ritiro dei pettorali, per cui mollo la famiglia al parcheggio a cercare un posto per l'auto e mi lancio di corsa dentro il resort. Porca miseria già un'ora prima del via inizio a correre a canna in salita. Mi sa che oggi ci si divertirà.

Alla fine ritiro il pettorale, tra cavalli e asini in giro per il resort, e poi mi vado a cambiare. Canotta, pettorale, cardio e GPS. Tutto pronto.

Salitone finale
Durante il riscaldamento vedo come siano fatti atleti di caratura mondiale come Meucci (in tv sembra magrissimo e dal vivo fa impressione quanto è muscolato) e la Straneo, sempre minutissima, con una faccia quasi pelle e ossa ma anche lei con un tono muscolare impressionante. Tra gli altri big vedo i gemelli DeMatteis, i campioni di corsa in montagna.

Alle 9:30 sparo e tutti giù in picchiata per i viottoli del resort. Dopo 500 m aggancio Patrizia, mia concittadina, e le propongo di farla assieme.
Non mi faccio prendere dalla fretta, controllo costantemente il cardio, e vedo che nonostante il passo non sia niente di eccezionale, diciamo 4'20", a causa della temperatura, mi ritrovo da subito a 170 bpm.

Voglio morire
Comunque i primi due chilometri passano nonostante mi sembri di correre sulle uova, perché la paura di cadere è tanta.

Si esce dal resort e finalmente sono più sciolto perché si torna su asfalto.
Alla fine del 4° km un rampa impegnativa mi consente di riagganciare qualcuno, rifornimento d'acqua e si riparte. Da qui, non so per quale motivo, dato che non stavo spingendo perdo Patrizia.

Mi assesto su un cauto 4'25", e non so per quale motivo, è più che sufficiente per iniziare a riagganciare tanti concorrenti.
All'inizio del settimo chilometro siamo vicini al porto di Arbatax, e non potevano mancare gli automobilisti incazzati. Scherzosamente gli urlo contro di stare calmi e di passare una buona domenica. I ragazzi volontari che gestiscono il traffico si fanno una risata.

Alla fine del porto iniziano le salite. Mi impongo di non camminare, anche nelle salite oltre il 10% devo continuare a correre.
Ci riesco e continuo a recuperare concorrenti.

Il nono chilometro è un suicidio, culmina con una rampa da oltre il 18% di pendenza. Proprio in cima vedo Tore, colui che mi ha invitato alla corsa. Lo ringrazion vivamente, credo di avere nominato tutto il calendario dei santi.
All'arrivo

Dopo la salita c'è una piccola picchiata, dove però non riesco a lasciar andare le gambe perché sono ancora irrigidite dalla salita.

Riprendo ancora due concorrenti, e poco prima dell'arrivo, una ragazza che avevo preso in salita mi si riaffianca. La esorto ad accelelrare, le sto di fianco ancora 30 metri, poi la lascio andare, perché a 50 metri dall'arrivo prendo per mano mio figlio. Tagliamo il traguardo assieme e anche lo speaker è contento della scena.

Fermo il crono in ritardo, ma comunque siamo intorno ai 43'45" per 9400 metri di gara tostissima.
Felice di avere tagliato il traguardo senza camminare, regalo la medaglia ricordo a mio figlio e poi via a mangiare come un porco.

Per i tre giorni successivi ho avuto dolori a glutei e schiena. Ma ne è valsa la pena. Adesso occhi puntati di nuvo in Ogliastra per la mezza di metà ottobre e poi chissà.

Buona Corsa!

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