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lunedì 3 aprile 2017

Granfondo del Sulcis 2017

Devo ammetterlo, è una corsa che ho sempre evitato per paura di soffrire.
Ne ho sentito dire peste e corna.
Sapevo delle rampe durissime, sapevo della discesa straccia ginocchia e sapevo anche del fondo sterrato molto pericoloso.

Dopo 8 anni che corro, ho deciso di farla, anche solo come allenamento, ma voglio vedere esattamente cosa sia questo mostro mitologico che ha il nome di Granfondo del Sulcis.

Appuntamento alle 6:30 con gli amici, e se il buongiorno si vede dal mattino, il diluvio universale che sta venendo giù, la dice lunga sul fatto che sarà una gara con scarpe zuppe e culo bagnato.


Arriviamo a Santadi, punto d'arrivo della gara, da dove veniamo traghettati alla partenza in pullman. La temperatura è davvero bassa. Indecisione su come vestirci; alla fine opterò per svolazzini, canotta termica, canottiera e manicotti.


A Santa Lucia, ritiro pettorali, vestizione, consegna bagagli e alle 9:30 via.


Dovrei farla con il cardio tra i 150 e i 165. Giuseppe mi ha avvertito, se mi faccio trascinare dalla gara rischio di non arrivare al 19° Km dove si scollina, o comunque di arrivarci sfatto.


 Il primo chilometro lo passo a guardare il cardio, cerco di non sforare i 160 bpm, ma a furia di guardare il crono, sento che non mi sto divertendo e soprattutto non sono sciolto.
Il chilometro si chiude a 5'15", poi decido di non dare troppo peso al cardio e prendo come riferimento Alessandra e Massimiliano, che so che andranno a un passo che per il mio allenamento andrà benissimo. Nei primi tre chilometri restiamo intorno ai 5'15", e dal secondo chilometro siamo assieme.

Alessandra l'anno scorso ha avuto una pessima esperienza, cerco di farle compagnia e per i primi 8 Km sono chiacchiere e cazzate a profusione. Purtroppo verso il decimo Massimiliano si stacca, scoprirò all'arrivo che ha accusato un problema di sciatica. 



Dal 7° Km si è aggiunta anche Michela, una ragazza di Sleargius, con la quale chiacchieriamo, e scopro che il fidanzato prepara l'IronMan, parliamo di una conoscente in comune, e nel frattempo i chilometri passano.

Al 13° Km il primo vero muro, restiamo compatti, ma vedo che le ragazze accusano. Cerco di non lasciarle. 
Dal 14° inizio ad essere solo, le ragazze sono a 20 metri, penso che a breve si attaccheranno. Non è così. Al 15° prendo il the caldo e scopro di essere del tutto solo. A quel punto scatta qualche cosa. Da qualche chilometro vedo il padre di un collega e lo prendo come riferimento.
Al 16° lo supero in scioltezza. Io sono molto fresco, non correndo per il tempo la testa è serena e le gambe viaggiano. Da qui allo scollinamento del 19° Km ne riprendo tantissimi che sono sulle gambe.

Verso il 18° mi fanno delle foto e ho la freschezza di fare l'idiota davanti all'obiettivo.
19° Km: scollino in 1h44'17", che significa un passo di 5'29" a Km.
Bevo ancora il the, e poi via giù in picchiata. 

La domenica prima ho fatto lo stesso chilometraggio con molta discesa, e ricordo che i polpacci alla fine sono saltati. Non me ne frega. Giù in picchiata a tutta. Cerco di portarmi dietro chi supero, ma devo sembrare un folle per come non mi curo della scivolosità del tracciato.

Uno dopo l'altro ne supero circa 8.
A due chilometri dal traguardo si torna su asfalto e ho paura di soffrire, perché sento di avere rimbalzato troppo e il fegato mi dà qualche avvisaglia. Scendo da 4' a chilometro a un più razionale 4'15".

Ultimi cento metri, lo speaker annuncia il mio nome. Fermo il crono in 2h9'21", passo di 5'09".
Gli ultimi sei chilometri di discesa li ho fatti in 25'07", che vuol dire 4'11" di passo.

Mi sono divertito parecchio. Le ragazze arriveranno 7 minuti dopo di me. Alessandra ha buttato giù 12' sul personale della corsa. Sono convinto che se la pendenza non l'avesse spaventata sarebbe potuta arrivare con me almeno fino al 19° Km.

È stata una bella giornata di sport, ma soprattutto a pranzo è stata una mangiata epica di polpette fritte e salvia fritta, tutto innaffiato da prosecco e birra.
Tra un anno proverò a farla come gara e vedere di andare sotto le 2 ore.

Per le foto si ringrazia il gentilissimo Tore Orru.

Adesso Road to Chia.

Buone Corse.

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